Come diventare Magistrato – La guida

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    Come diventare Magistrato – La guida

    Diventare Magistrato rappresenta una delle aspirazioni più alte per chi desidera operare nel cuore della giustizia italiana. Si tratta di un percorso complesso e altamente selettivo, ma capace di aprire le porte a una carriera di grande prestigio, fondata sulla tutela dei diritti, sull’affermazione dell’uguaglianza e sull’applicazione imparziale della legge. In questa guida vedremo nel dettaglio chi è e cosa fa il Magistrato, quali sono le sue principali funzioni e, soprattutto, come si accede a questa professione. Troverai tutte le informazioni utili: dal ruolo e dalle mansioni ai requisiti richiesti, dal percorso di studi alla retribuzione.

    Chi è il Magistrato e cosa fa?

    Il Magistrato è un pubblico ufficiale con autorità giudiziaria. Il suo compito è interpretare e applicare la legge nell’interesse della giustizia e dello Stato. A seconda della funzione, può essere giudice o pubblico ministero.

    Il Giudice esamina le controversie civili o penali ed emette sentenze imparziali, basate sulle norme vigenti e sulle prove. Il Pubblico Ministero, invece, rappresenta lo Stato, avviando e sostenendo l’azione penale contro chi è sospettato di aver commesso un reato.

    Entrambe le figure condividono un profilo di altissima responsabilità: decidono su questioni che incidono profondamente nella vita dei cittadini, nel rispetto della Costituzione e dei principi fondamentali del diritto.

    Mansioni

    Il Magistrato non è solo un interprete della legge, ma un garante dell’equilibrio giuridico e della tutela dei diritti fondamentali. La sua attività si articola principalmente in due rami distinti: la funzione giudicante e la funzione requirente.

    • Funzione giudicante: il Giudice

    Il Magistrato con funzione giudicante esercita il ruolo di Giudice e ha il compito di esaminare e decidere le controversie tra le parti, applicando il diritto in modo imparziale e indipendente. In questa veste si occupa di:

    • Cause civili, tra cui questioni familiari, contrattuali, successorie e relative ai diritti reali;
    • Contenziosi penali, valutando prove, ascoltando imputati e testimoni e pronunciando sentenze di condanna o assoluzione;
    • Provvedimenti cautelari, come sequestri, misure interdittive o provvedimenti d’urgenza, anche in ambito fallimentare e tributario, in base alla propria specializzazione;
    • Stesura di sentenze e ordinanze, motivate sulla base della legge e della giurisprudenza consolidata;
    • Gestione delle udienze, con conduzione del dibattimento e redazione dei verbali.

    • Funzione requirente: il Pubblico Ministero

    Il Magistrato con funzione requirente ricopre il ruolo di Pubblico Ministero e in questo caso agisce in nome dello Stato per perseguire i reati e tutelare l’interesse pubblico. Le sue principali attività includono:

    • Avvio e conduzione delle indagini preliminari, in collaborazione con le forze di polizia giudiziaria;
    • Formulazione dell’imputazione, ovvero l’accusa formale nei confronti dei soggetti indagati;
    • Richiesta di provvedimenti cautelari, come sequestri, intercettazioni e altre misure investigative;
    • Partecipazione all’udienza come parte pubblica, sostenendo l’accusa e chiedendo l’applicazione della legge;
    • Promozione di azioni civili, in particolare per la tutela di soggetti vulnerabili o per la difesa dell’interesse collettivo.

    In entrambe le funzioni, il Magistrato è tenuto ad agire nel pieno rispetto dei principi costituzionali di indipendenza, imparzialità, equità e trasparenza, offrendo un servizio pubblico essenziale per il corretto funzionamento dello Stato di diritto e della democrazia.

    Competenze

    Per svolgere efficacemente il ruolo di Magistrato è necessario possedere un profilo professionale completo, che combini un’elevata preparazione giuridica con qualità personali fondamentali per affrontare la complessità e la delicatezza delle funzioni giudiziarie.

    Competenze tecniche (hard skills)

    • Solida padronanza del diritto sostanziale e processuale, sia in ambito civile che penale, con particolare attenzione alle fonti normative e alla giurisprudenza applicabile;
    • Capacità di redazione di atti giurisdizionali, con motivazioni giuridiche chiare, coerenti e ben argomentate;
    • Approfondita conoscenza dell’ordinamento giudiziario italiano, nonché delle normative europee e internazionali rilevanti;
    • Padronanza degli strumenti digitali e delle banche dati giuridiche, fondamentali per la ricerca normativa e giurisprudenziale;
    • Competenza nella gestione del processo, nella conduzione delle udienze e nella valutazione delle prove;
    • Capacità di ragionamento logico-giuridico e di interpretazione sistematica delle norme.

    Competenze personali (soft skills)

    • Imparzialità, senso del dovere e rispetto dell’etica professionale;
    • Capacità di concentrazione prolungata, attenzione al dettaglio e resistenza allo stress;
    • Intelligenza emotiva e distacco professionale, indispensabili per giudicare con equilibrio e obiettività;
    • Ascolto attivo e abilità nel dialogo istituzionale, anche in contesti complessi o conflittuali;
    • Alto senso di responsabilità morale, consapevolezza del proprio ruolo e delle conseguenze delle proprie decisioni;
    • Precisione, organizzazione e gestione del tempo, essenziali per far fronte ai carichi di lavoro e rispettare le tempistiche processuali.

    Come diventare Magistrato?

    Per accedere alla carriera in magistratura è necessario superare un concorso pubblico tra i più selettivi d’Italia, bandito periodicamente dal Ministero della Giustizia.

    Il requisito imprescindibile per partecipare al concorso è il conseguimento della Laurea Magistrale in Giurisprudenza. Si tratta della base obbligatoria, che consente l’accesso diretto alla procedura concorsuale.

    A seguito della riforma della magistratura (D.Lgs. 149/2022 – Riforma Cartabia), non è più necessario possedere ulteriori titoli abilitanti come:

    • il diploma di una Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali (SSPL);
    • l’abilitazione all’esercizio della professione forense;
    • il dottorato di ricerca in materie giuridiche;
    • oppure il tirocinio formativo presso un ufficio giudiziario (ex art. 73 D.L. 69/2013).

    Tuttavia, questi percorsi non sono stati eliminati dal sistema: restano vie utili per consolidare la propria preparazione e, in alcuni casi, potrebbero essere valutati come titoli preferenziali o di merito all’interno della procedura concorsuale.

    Il concorso per Magistrato Ordinario

    Il concorso per diventare Magistrato ordinario è tra i più complessi e selettivi dell’intero panorama italiano. Si articola in due fasi principali: una prova scritta e una prova orale.

    a) Prova scritta

    Consiste nella redazione di tre elaborati teorici, ciascuno su una diversa materia giuridica:

    • Diritto civile;
    • Diritto penale;
    • Diritto amministrativo.

    Ogni elaborato deve dimostrare non solo una solida preparazione teorica, ma anche una spiccata capacità argomentativa, chiarezza espositiva e rigore logico-giuridico. Le tracce proposte richiedono un approccio critico e maturo, spesso su tematiche complesse e attuali.

    b) Prova orale

    Chi supera la fase scritta è ammesso alla prova orale, che abbraccia un programma estremamente ampio, comprendente:

    • Diritto civile ed elementi fondamentali di diritto romano;
    • Procedura civile;
    • Diritto penale;
    • Procedura penale;
    • Diritto amministrativo, costituzionale e tributario;
    • Diritto commerciale e fallimentare;
    • Diritto del lavoro e della previdenza sociale;
    • Diritto comunitario;
    • Diritto internazionale pubblico e privato;
    • Elementi di informatica giuridica e di ordinamento giudiziario;
    • Colloquio su una lingua straniera scelta fra inglese, francese, spagnolo e tedesco.

    Il superamento di entrambe le prove consente l’accesso diretto alla funzione giudiziaria, con l’inserimento nella carriera come Magistrato ordinario in tirocinio e l’avvio della formazione presso la Scuola Superiore della Magistratura.

    Quanto guadagna un Magistrato?

    La retribuzione di un Magistrato è regolata da norme precise e varia in base all’anzianità di servizio, al grado raggiunto e alle responsabilità ricoperte.

    All’inizio della carriera, un Magistrato ordinario percepisce uno stipendio netto che si aggira indicativamente tra i 2.400 e i 2.600 euro al mese. Con l’esperienza e l’avanzamento a ruoli di maggiore responsabilità, come quelli direttivi o semidirettivi, il compenso può superare i 6.000 euro netti mensili.

    Il trattamento economico di base è inoltre integrato da diverse indennità, tra cui:

    • Indennità di funzione, riconosciuta a chi ricopre incarichi particolari o dirigenziali;
    • Indennità per sedi disagiate, prevista per chi opera in zone difficili;
    • Compensi per funzioni specifiche, come quelle svolte nelle corti superiori o in materie specialistiche.

    Oltre alla retribuzione, il Magistrato beneficia di una posizione previdenziale autonoma e di specifiche tutele giuridiche volte a garantire la sua indipendenza e imparzialità, elementi fondamentali per la corretta amministrazione della giustizia.

    In sintesi, la retribuzione riflette la complessità del ruolo e l’elevata responsabilità istituzionale affidata a questa figura professionale.

    Diventare Magistrato richiede determinazione, studio intenso e una profonda vocazione per il diritto e la giustizia. Non si tratta solo di un mestiere, ma di una vera e propria missione pubblica. Chi sceglie questa strada si assume il compito di custodire la legalità, tutelare i diritti dei cittadini e far vivere i principi costituzionali nelle aule di tribunale.

    È un impegno serio, che lo Stato riconosce con un percorso formativo rigoroso, una selezione attenta e una carriera stabile e ben retribuita.

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