Guida al Referendum 2025: L’8 e 9 giugno 2025, gli italiani saranno chiamati alle urne per votare su cinque quesiti referendari abrogativi. I temi affrontati spaziano dal lavoro alla cittadinanza: licenziamenti, appalti, contratti a termine, reintegri e cittadinanza. Essendo referendum abrogativi, un voto Sì esprime la volontà di cancellare la norma esistente; un voto No indica la scelta di mantenerla. Partecipare è fondamentale? Per essere valido, il referendum deve raggiungere il quorum, ovvero deve votare almeno il 50% + 1 degli aventi diritto. In assenza di quorum, l’esito non ha valore, anche se i Sì o i No prevalgono nettamente.
Questa guida al Referendum 2025 ti aiuta a capire, con semplicità e completezza, cosa comporta votare Sì o No per ciascuno dei cinque quesiti.
1. Licenziamento illegittimo e reintegro nel contratto a tutele crescenti
Il primo quesito del referendum 2025 riguarda una parte centrale del Jobs Act del 2015, che ha introdotto il contratto a tutele crescenti per i lavoratori assunti dopo il 7 marzo di quell’anno. Attualmente, chi viene licenziato senza giusta causa o giustificato motivo ha diritto a un risarcimento economico (indennità crescente in base all’anzianità), ma non al reintegro nel posto di lavoro, salvo rari casi eccezionali (es. licenziamenti discriminatori).
Il quesito propone di abrogare le norme che limitano il reintegro, estendendo le tutele anche ai lavoratori assunti dopo l’entrata in vigore del Jobs Act.
• Cosa succede se voti Sì?
Si abrogano le restrizioni, tornando a una tutela più ampia per il lavoratore. In pratica, quasi ogni licenziamento illegittimo comporterebbe il reintegro obbligatorio nel posto di lavoro, e non solo un risarcimento economico. Se dovesse vincere il Sì, cosa cambia?
- Maggiore protezione per i lavoratori, anche quelli assunti dopo il 2015, in caso di licenziamento ingiustificato;
- Possibilità di reintegro effettivo, non solo monetario, rafforzando il potere del giudice del lavoro;
- Aumento del contenzioso: le imprese potrebbero trovarsi più spesso in tribunale, con costi e tempi più lunghi;
- Maggiore rigidità per le aziende, che avranno meno margine nella gestione delle risorse umane.
• Cosa succede se voti No?
Si mantiene la normativa attuale che limita il reintegro ai soli casi eccezionali, favorendo nella maggior parte delle situazioni un risarcimento economico piuttosto che la riammissione in azienda.
- Maggiore flessibilità per le imprese, che possono gestire più liberamente i licenziamenti;
- Contenziosi più rapidi e meno onerosi, poiché la controversia si chiude con un’indennità anziché con un reintegro;
- Minori tutele per i lavoratori, soprattutto per quelli con minore anzianità o assunti dopo il 2015;
- Persistenza di una disparità di trattamento tra lavoratori assunti prima e dopo il Jobs Act.
2. Discrezionalità del giudice nei licenziamenti
Il secondo quesito del referendum mira ad abrogare le restrizioni introdotte dal Jobs Act del 2015 che limitano la discrezionalità del giudice nella scelta della sanzione da applicare in caso di licenziamento illegittimo. Attualmente, il giudice è obbligato a decidere esclusivamente tra il reintegro obbligatorio del lavoratore o il pagamento di un’indennità economica prestabilita, senza poter valutare soluzioni intermedie o più adeguate alla specificità del caso.
• Cosa succede se voti Sì?
Con il voto favorevole si elimina questo vincolo, restituendo al giudice la possibilità di decidere liberamente quale sanzione applicare, valutando ogni singolo caso nel dettaglio:
- Maggiore autonomia e flessibilità per il giudice nel bilanciare la tutela effettiva del lavoratore con le esigenze concrete dell’azienda;
- Possibilità di soluzioni più personalizzate, ad esempio l’erogazione di risarcimenti economici adeguati senza obbligare al reintegro, quando questo risulti non praticabile o dannoso;
- Potenziale aumento del numero di cause in tribunale, dovuto alla maggiore complessità delle valutazioni caso per caso;
- Rafforzamento della tutela reale e su misura del lavoratore, migliorando l’efficacia delle sentenze in materia di licenziamenti illegittimi;
- Maggior equilibrio tra diritti del lavoratore e necessità organizzative delle imprese.
Cosa succede se voti No?
Rimane in vigore la normativa attuale, che impone al giudice una scelta rigida tra reintegro obbligatorio o risarcimento fisso, ovvero:
- Maggiore certezza e uniformità nelle sentenze, con procedure più snelle e rapide;
- Minor margine di manovra per il giudice, che non può adattare la sanzione alle caratteristiche del singolo caso;
- Possibilità che questa rigidità generi contenziosi meno personalizzati e, in alcuni casi, ingiusti;
- Potenziale minore tutela per i lavoratori in situazioni particolari, e difficoltà per le aziende a gestire situazioni complesse;
- Rischio di conflitti prolungati dovuti all’applicazione rigida della legge senza possibilità di mediazione.
3. Contratti a termine e agenzie interinali
Il terzo quesito si concentra sulla disciplina dei contratti a termine, in particolare quelli somministrati tramite agenzie interinali. L’attuale normativa, caratterizzata da maggiore flessibilità, consente un uso esteso e spesso prolungato di questi contratti temporanei, che però sono al centro di critiche perché favoriscono una condizione di precarietà diffusa nel mercato del lavoro.
I contratti somministrati, infatti, permettono alle aziende di coprire fabbisogni temporanei di personale senza vincoli stringenti, ma rischiano di creare situazioni di insicurezza e instabilità per i lavoratori. Vediamo nel dettaglio di questa guida al Referendum 2025 cosa potrebbe accadere:
• Cosa succede se voti Sì?
Si abroga la normativa più permissiva che consente l’uso esteso dei contratti a termine e somministrati, ripristinando limiti più rigidi e restrittivi, con l’obiettivo di ridurre la precarietà e promuovere forme di lavoro più stabili e tutelate:
- Riduzione dell’uso dei contratti a termine: con limiti più severi, le aziende dovranno ridurre il ricorso a contratti temporanei, contribuendo a una maggiore stabilità per i lavoratori;
- Maggiore controllo sulle agenzie interinali: si rafforzano i meccanismi di verifica e responsabilità delle agenzie, per garantire che i contratti somministrati siano utilizzati correttamente e non per eludere norme più stringenti;
- Difficoltà nella gestione della forza lavoro flessibile: le imprese potrebbero incontrare ostacoli nel coprire rapidamente esigenze temporanee o stagionali, ad esempio per picchi di lavoro o sostituzioni;
- Incentivo all’assunzione stabile: la limitazione dei contratti a termine spinge le aziende a investire in contratti a tempo indeterminato, favorendo un mercato del lavoro più solido e meno volatile;
- Impatto sul mercato del lavoro: una possibile riduzione della precarietà può migliorare il benessere lavorativo.
Cosa succede se voti No?
Rimane in vigore la normativa attuale, che consente un ampio uso dei contratti a termine e somministrati, mantenendo alta la flessibilità per le imprese ma anche la precarietà per molti lavoratori:
- Maggiore flessibilità per le imprese: possibilità di rispondere rapidamente a esigenze temporanee, stagionali o impreviste, facilitando la gestione del personale;
- Persistenza di elevati livelli di precarietà: i lavoratori possono trovarsi spesso in condizioni di insicurezza contrattuale, con contratti brevi e rinnovabili, che complicano la pianificazione a lungo termine della vita lavorativa e personale;
- Facilità di inserimento e sostituzione: la normativa favorisce una rapida sostituzione e mobilità del personale, utile in settori dinamici come commercio, turismo e logistica;
- Potenziale aumento del lavoro temporaneo: può favorire un mercato del lavoro caratterizzato da rapporti di breve durata, con minori garanzie e tutele per i lavoratori.
4. Responsabilità solidale negli appalti
Il quarto quesito referendario mira ad eliminare una specifica eccezione contenuta nell’articolo 26, comma 4, secondo periodo, del D.Lgs. 81/2008 (Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro). Questa eccezione attualmente esclude il committente dalla responsabilità solidale per gli infortuni che si verificano a causa di rischi specifici e propri dell’attività dell’impresa appaltatrice o subappaltatrice.
Cosa succede se voti Sì?
- Maggiore tutela per i lavoratori in caso di infortunio, potendo coinvolgere direttamente anche il committente, oltre all’appaltatore, per il risarcimento.
- Maggiore responsabilità e oneri per il committente, che dovrà monitorare più attentamente la sicurezza e la gestione dei rischi, anche quelli specifici dell’attività appaltata.
- Un incentivo per le imprese committenti a selezionare appaltatori più affidabili e a promuovere condizioni di lavoro più sicure in tutta la filiera.
Cosa succede se voti No?
- Meno oneri e rischi legali per le aziende committenti, che non rispondono per gli infortuni dovuti a rischi propri dell’appaltatore.
- Il lavoratore infortunato, in questi casi, dovrà agire esclusivamente contro il proprio datore di lavoro (l’appaltatore o subappaltatore) per il risarcimento.
- Un controllo meno stringente da parte del committente sui rischi specifici delle attività appaltate, con una tutela potenzialmente minore per i lavoratori in questo ambito.
5. Cittadinanza italiana: norme sull’acquisizione
Il quinto ed ultimo quesito, spiegato in questa guida al Referendum 2025, guarda l’acquisizione della cittadinanza italiana per i cittadini stranieri extracomunitari residenti in Italia. Attualmente, la legge prevede che si possa richiedere la cittadinanza per naturalizzazione dopo 10 anni di residenza legale e continuativa nel territorio italiano. Il quesito propone di abrogare questa norma, riducendo da 10 a 5 anni il periodo richiesto.
• Cosa succede se voti Sì?
Votando Sì, si abroga la norma che impone 10 anni di residenza, e si apre la strada a tempi più brevi per ottenere la cittadinanza.
- La cittadinanza potrebbe essere richiesta dopo 5 anni di residenza legale continuativa;
- Si favorisce una maggiore integrazione dei cittadini stranieri presenti da tempo in Italia;
- Maggiore accesso ai diritti civili, politici e sociali per chi è radicato nel territorio;
- Potenziale aumento del senso di appartenenza e della partecipazione civica;
- L’abrogazione potrebbe riguardare anche le condizioni per i figli di stranieri nati o cresciuti in Italia.
• Cosa succede se voti No?
Votando No, come possiamo vedere dal questa guida al Referendum 2025, restano in vigore le regole attuali, che prevedono 10 anni di residenza per poter richiedere la cittadinanza.
- Rimane un percorso più lungo e selettivo per ottenere la cittadinanza italiana;
- Maggiore difficoltà per chi vive da tempo in Italia a ottenere pieni diritti civili e politici;
- Si mantiene un approccio più restrittivo e formale, legato al lungo radicamento nel territorio;
- Possibili effetti su famiglie e individui ben integrati ma ancora in attesa della cittadinanza;
- Rallentamento dei processi di inclusione e coesione sociale.
In vista dell’appuntamento elettorale dell’8 e 9 giugno, è fondamentale avere le idee chiare su cosa prevedono i quesiti referendari e quali potrebbero essere le conseguenze del proprio voto. Questa guida al Referendum 2025 nasce con l’intento di offrire uno strumento semplice, imparziale e accessibile per orientarsi tra temi spesso complessi.
Qualunque sia la tua posizione, informarsi è sempre il primo passo per una partecipazione consapevole. Il referendum è un’occasione per esprimere la propria opinione su questioni concrete che riguardano il mondo del lavoro, la cittadinanza e i diritti di tutti!
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